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Il Potere dei social media sulla nostra autostima: rischi e strategie di protezione
I social media sono ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, influenzando profondamente il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri.
Cerchiamo di comprendere il legame tra l’uso dei social media e l’autostima, che ci aiuti a comprendere i principali rischi psicologici e le strategie per mitigare i loro effetti negativi. Le dinamiche sociali e cognitive coinvolte, ci forniscono invece spunti pratici per un uso più consapevole e sano di queste piattaforme.
La tecnologia ha trasformato il panorama della comunicazione, permettendo connessioni globali e accesso immediato a contenuti visivi e testuali. Tuttavia, la loro pervasività solleva interrogativi sull’impatto che possono avere sull’autostima degli individui, in particolare nei giovani e negli adolescenti. La costruzione dell’identità personale e l’autopercezione sono oggi fortemente influenzate dai feedback ricevuti online, come “mi piace”, commenti e condivisioni, che possono condizionare il benessere psicologico.
I social media facilitano il confronto costante con gli altri, spesso basato su immagini e narrazioni idealizzate della vita. Questo fenomeno può portare a una percezione distorta della realtà, con la conseguente insoddisfazione per la propria immagine o per il proprio stile di vita. Studi psicologici hanno dimostrato che l’esposizione a immagini modificate e a rappresentazioni di vite apparentemente perfette può portare a un abbassamento dell’autostima, specialmente nei soggetti più vulnerabili (Fardouly et al., 2015). L’autostima può essere fortemente influenzata dal numero di interazioni ricevute sui social media. Il meccanismo di rinforzo positivo dato dai “mi piace” e dai commenti gratificanti può portare a una dipendenza da validazione esterna. Questo fenomeno è particolarmente pericoloso negli adolescenti, il cui sviluppo dell’identità è ancora in fase di costruzione (Andreassen et al., 2017). Inoltre, l’uso eccessivo dei social media è stato correlato a sintomi di ansia, depressione e bassa autostima. Il fenomeno della “fear of missing out” (FOMO), ovvero la paura di essere esclusi da esperienze sociali altrui, può aumentare lo stress e il senso di inadeguatezza negli utenti (Przybylski et al., 2013).
Per limitare gli effetti negativi dei social media sull’autostima, è fondamentale adottare un uso consapevole delle piattaforme. Strategie come il “digital detox”, ovvero pause periodiche dall’uso dei social, possono ridurre il confronto sociale e migliorare il benessere mentale (Twenge et al., 2018). L’educazione alla consapevolezza mediatica aiuta a sviluppare un atteggiamento critico nei confronti dei contenuti online. Promuovere una comprensione più realistica e meno idealizzata della vita digitale può prevenire l’insorgere di sentimenti di inadeguatezza. Favorire un uso positivo dei social media attraverso la condivisione di messaggi motivazionali, contenuti autentici e interazioni costruttive può aiutare a bilanciare gli effetti negativi del confronto sociale. Lo sviluppo di una solida autostima interna, basata su valori e competenze personali piuttosto che su conferme esterne, è essenziale per contrastare gli effetti negativi dei social media. Attività come la meditazione, il journaling e la terapia cognitivo-comportamentale possono essere strumenti efficaci per rafforzare l’autostima.
Come gli adulti e gli esperti possono supportare giovani e adolescenti
Educare all’uso consapevole dei social media: Insegnare ai giovani a distinguere tra contenuti reali e idealizzati, promuovendo una visione critica delle immagini e delle informazioni condivise online.
Favorire attività offline: Incoraggiare la partecipazione a sport, hobby e momenti di socializzazione reale per ridurre la dipendenza dai social e migliorare il benessere psicologico.
Aiutare a costruire un’autostima solida: Supportare i giovani nel valorizzare le proprie capacità e successi indipendentemente dall’approvazione online.
Creare un ambiente digitale positivo: Promuovere la condivisione di contenuti autentici e motivazionali, evitando il confronto tossico e la pressione sociale derivante dai social media.
Insegnare tecniche di gestione emotiva: Introdurre strumenti pratici come la mindfulness, la meditazione e strategie di respirazione per aiutare gli adolescenti a gestire ansia e stress legati all’uso dei social.
Stabilire momenti di disconnessione: Incoraggiare pause dai social media, come il non utilizzo degli smartphone durante i pasti o prima di dormire, per migliorare la qualità del sonno e la salute mentale.
I social media esercitano un’influenza significativa sulla nostra autostima, con effetti sia positivi che negativi. Sebbene offrano opportunità di connessione e crescita personale, il loro utilizzo deve essere gestito con consapevolezza per evitare rischi psicologici. Implementare strategie di protezione, come il controllo del tempo trascorso online e la promozione di un dialogo positivo, può contribuire a preservare il benessere emotivo e psicologico degli utenti. La ricerca futura dovrebbe approfondire ulteriormente le dinamiche di interazione tra social media e salute mentale, esplorando nuovi strumenti per un utilizzo più equilibrato e sano delle piattaforme digitali.
Riferimenti Bibliografici
Andreassen, C. S., Pallesen, S., & Griffiths, M. D. (2017). The relationship between addictive use of social media, narcissism, and self-esteem: Findings from a large national survey. Addictive Behaviors, 64, 287-293.
Fardouly, J., Diedrichs, P. C., Vartanian, L. R., & Halliwell, E. (2015). Social comparisons on social media: The impact of Facebook on young women’s body image concerns and mood. Body Image, 13, 38-45.
Przybylski, A. K., Murayama, K., DeHaan, C. R., & Gladwell, V. (2013). Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out. Computers in Human Behavior, 29(4), 1841-1848.
Twenge, J. M., Joiner, T. E., Rogers, M. L., & Martin, G. N. (2018). Increases in depressive symptoms, suicide-related outcomes, and suicide rates among US adolescents after 2010 and links to increased new media screen time. Clinical Psychological Science, 6(1), 3-17.